Da nord a sud: il rilancio delle periferie italiane

Da nord a sud: il rilancio delle periferie italiane

Da nord a sud: il rilancio delle periferie italiane

 

La politica urbanistica delle grande città passa sempre più per le periferie, che offrono spesso l’opportunità di sviluppare iniziative di rigenerazione urbana in grado di ricostruire il tessuto sociale fra i quartieri e rilanciare la città.

La vita dopo la pandemia: fuga in periferia

Il lockdown e lo smartworking hanno permesso di riscoprire la vita di quartiere e messo in evidenza la necessità di spazi verdi, case più grandi e una rete di trasporti migliore. Una serie di necessità che si racchiudono nel concetto “migliore vivibilità delle città”.

In periferia ci si può permettere più ampie metrature di appartamenti, ideali soprattutto dopo il boom del lavoro da casa e che offrono la possibilità di vivere in un luogo più appartato, proprio come sta avvenendo a Londra.

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Il rilancio delle periferie

Il rilancio delle periferie è la grande sfida dei prossimi vent’anni: recupero delle aree dismesse, un sistema di trasporti efficiente e integrato, uno sviluppo sostenibile e la qualità della progettazione devono far sì che venga inaugurato nel nostro Paese un nuovo modo di pianificare e costruire.

Il futuro della progettazione urbana deve avere da due basi solide: il benessere degli individui (servizi e infrastrutture di ogni genere, utilizzo del suolo e delle risorse) e una serie di politiche per la sostenibilità ambientale. Le città italiane si trovano in un ritardo rispetto alle metropoli europee sui piani di sviluppo e anche sulla riduzione delle emissioni. Copenaghen ad esempio potrebbe essere la prima città europea a raggiungere nel 2025 il traguardo della “carbon neutrality”.

bologna periferie

Un obiettivo che anche Oslo potrebbe raggiungere nel 2030, ben prima della scadenza del 2050; Glasgow e Helsinki nel 2035, Stoccolma nel 2040. Amsterdam, Londra e Amburgo hanno già intrapreso una strada concreta, mentre le città italiane sono rimaste indietro in questa corsa. L’unica che prova a tenere il passo è Bologna. Non è un caso che tra le città elette European Green Capital dal 2006 ad oggi non figura mai un centro urbano italiano, ma solo metropoli straniere come Tallin (2006), Stoccolma (2010), Amburgo (2011), Vitoria-Gasteiz (2012), Nantes (2013), Copenaghen (2014), Bristol (2015), Lubiana (2016), Essen (2017), Nimega (2018), Oslo (2019), Lisbona (2020) e Lahti (2021).

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La situazione di Roma

La periferia in una città come Roma non può essere considerata parte marginale, ma cuore pulsante: è qui infatti che vive la maggior parte della cittadinanza. Una moltitudine di quartieri dove si registrano in molti casi problemi con i trasporti pubblici, con le infrastrutture come fognature, scarsa illuminazione, carenza di strade e parcheggi e quindi problematiche di traffico, mancanza di spazi verdi, di edifici per servizi pubblici o centri commerciali, luoghi di aggregazione.

Ma la rigenerazione è possibile e porta a risultati notevoli. Un esempio è il quartiere Tiburtino, in cui è in atto un importante progetto pensato da architetti, ingegneri e progettisti tra cui lo studio Bioedil Progetti. Un piano ben congegnato per dare una seconda vita a una parte importante della città.

E proprio Renato Guidi, amministratore unico di Bioedil Progetti, partecipa, con un gruppo di professionisti del settore, all’associazione VisioneRoma, con cui portare avanti un confronto fondamentale per il futuro architettonico e urbanistico della capitale.

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