Via dei Gracchi | Roma

La seconda vita dell’albergo leonardo da vinci

L’Albergo NH Leonardo Da Vinci è situato nel Centro Storico di Roma nel rione Prati in Via dei Gracchi 324. Progettato tra il 1963 e il 1974 dall’architetto Attilio La Padula è un esempio ben riuscito di architettura degli anni ‘70. La struttura è composta da tre volumi, il corpo principale e due edifici di dimensioni inferiori: due villini siti uno su via dei Gracchi e l’altro su via Farnese. Quest’ultimo villino nasce come struttura ricettiva, complementare rispetto all’albergo e convertita nel 1976 ad utilizzo di uffici.

Foto di Federica Guidi

Scheda tecnica

Importo lavori
Importo lavori coperto da accordo di riservatezza

Data progetto
2016

Stato
Realizzato

Incarico
Progettazione preliminare

Progettazione architettonica definitiva ed esecutiva

Progettazione strutturale definitiva ed esecutiva

Progettazione antincendio

Direzione artistica

Committente
Edilnova Romana S.r.l.

Destinazione
Turistico-Ricettivo

L’ALBERGO LEONARDO DA VINCI NEGLI ANNI ‘70

L’Albergo Leonardo da Vinci, originariamente della catena Jolly Hotels e successivamente acquisita dal brand spagnolo NH Hotels, è stato progettato nel 1963 e concluso nel 1974. L’edificio è esemplificativo dell’interesse progettuale di La Padula verso la cura dei dettagli, dei particolari costruttivi e decorativi (come le facciate continue in alluminio e vetro), con una dedizione particolare alla progettazione e realizzazione degli interni.

 

L’edificio di otto piani si inserisce nel contesto del quartiere Prati, con i suoi villini ricchi di decorazioni, con i quali si confronta in modo imponente, vista la sua dimensione volumetrica, chiarendo il suo ruolo di edificio “speciale” rispetto al tessuto urbano. Il trattamento del prospetto restituisce l’attenzione dell’architetto nei confronti del gusto architettonico dell’epoca che diventa elemento compositivo: finestre a bow window con pilastrini metallici d’angolo.

La caratteristica dell’immobile si ammira nella decorazione interna dei locali. La sala da pranzo e il bar con la musica dal vivo sono seminterrati: la luce filtrata dalle alte finestre con infissi a emiciclo, rende necessaria la presenza di grandi quantità di corpi illuminanti. Questi elementi diversificano e allo stesso tempo uniscono gli ambienti. L’albergo ha tre stanze per la ristorazione, dotate di apparecchi luminosi a distribuzione regolare, ma con forme diverse: la sala colazioni, utilizzata durante il giorno, ha lampadari a canne a emiciclo a cascata dalle dimensioni ridotte e trasparenti.

IL PROGETTO DI BIOEDIL

Il progetto di Bioedil si propone di valorizzare e adeguare l’immobile, un albergo storico della città, ai nuovi standard e requisiti che le strutture ricettive di nuova generazione necessitano. Gli interventi progettati sono pertanto finalizzati all’innalzamento del livello di qualità dell’offerta, nell’ambito di una diffusa operazione di adeguamento funzionale che la catena alberghiera sta operando sulle proprie strutture europee.

L’intervento è quindi declinato in una complessiva valorizzazione del compendio immobiliare, che si propone di inserire elementi di contemporaneità per conferire visibilità alla struttura alberghiera, senza stravolgere le linee essenziali e il linguaggio originario dell’opera ma cercando di ottimizzare l’inserimento nel contesto urbano, utilizzando anche elementi tecnologici che migliorano il risparmio energetico.

 

Gli ampliamenti nell’ambito di tale progetto di riqualificazione, saranno attuati mediante la realizzazione di un ponte di collegamento tra l’edificio ricettivo e l’albergo e la creazione di un nuovo volume alto un piano sul fronte di via dei Gracchi.

L’intervento prevede la realizzazione di una doppia facciata in cristallo, con bucature in corrispondenza delle aperture esistenti e una ripartitura ortogonale, in modo che le finestre siano inquadrate da elementi compositivi ispirati al linguaggio degli edifici limitrofi, con aperture sempre inquadrate da cornici o elementi formali analoghi. La controparete, pensata come una seconda pelle che migliora le prestazioni energetiche dell’edificio e disegnata sui due corpi dell’albergo che ospitano le stanze, si piega nelle soluzioni d’angolo: la scelta compositiva è volutamente asimmetrica con lo scopo di rompere la regolarità della facciata e mascherarne la rigidità.

 

La controparete, una lastra staccata di 60 cm dal filo del prospetto originario, raddoppia la facciata, ma non vi si sovrappone interamente: alcune campate sono infatti lasciate allo stato originario e la stessa scelta del materiale trasparente permette una lettura quasi integrale dello spartito originario. La stessa tecnologia viene riproposta negli altri due edifici che compongono il complesso, per ottenere un linguaggio omogeneo e identificativo.

Il progetto di ristrutturazione coinvolge anche l’attacco a terra dell’edificio, valorizzando la quota pedonale: una pensilina – pergolato, costituita da travi in acciaio con un grigliato di cavi in acciaio, segna l’edificio principale e corre senza soluzione di continuità lungo i due fronti stradali. Viene proposta l’eliminazione dei parcheggi a spina su via dei Gracchi in prossimità del ristorante, con un avanzamento della superficie pedonale di 2,50 mt di profondità.

IL CONTESTO: IL RIONE PRATI

Zona centralissima di Roma e adiacente alla Città del Vaticano, Prati è il XXII rione della capitale. In epoca romana la zona era chiamata Horti Domitii e apparteneva ai possedimenti terrieri dell’imperatore Domiziano, poi divenuti Prata Neronis in età neroniana e infine Prata Sancti Petri per via della vicina basilica vaticana.

 

Fino al 1883 la zona era ricoperta di una distesa erbosa provvista sola di qualche casale e osteria dove la gente andava a trovare svago lontani attraversando in barca il fiume a Ripetta. Il processo di urbanizzazione iniziato alla fine dell‘800 vide la nascita del rione odierno nel 20 agosto 1921. Nato come quartiere atto ad accogliere le strutture amministrative del Regno d’Italia e le abitazione dei funzionari dello stato.

  • Palazzo di Giustizia
    Completato tra il 1888 e 1911 il Palazzo di Giustizia progettato dall’architetto Calderini secondo lo stile neobarocco. Chiamato anche Palazzaccio è attualmente sede della Corte suprema di cassazione, del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma e della Biblioteca centrale giuridica.
  • Museo storico dell'Arma dei carabinieri
    Inaugurato il 6 giugno 1937 dal re Vittorio Emanuele III il Museo storico dell’Arma dei carabinieri è frutto di una raccolta di cimeli raccolti nel corso di 15 anni. Riaperto dopo la Seconda Guerra mondiale fu allestito per la prima vera e propria esposizione di cimeli.
  • Museo delle anime del Purgatorio
    Il Museo delle anime del Purgatorio è una chiesa in stile gotico realizzata nel 1890 su un terreno acquistato da don Victor Jouët, missionario marsigliese fondatore dell'Associazione del Sacro Cuore di Gesù. Contiene una collezione di reperti e documenti che proverebbero l'esistenza del Purgatorio e delle anime di defunti che vi soggiornano.

ATTILIO LA PADULA

Architetto, romano d’adozione, Attilio La Padula arriva a Roma nel 1931 da un piccolo paese in provincia di Matera, dove studia fino al ginnasio e coltiva il suo interesse per l’arte. I suoi interessi si sono rivolti nel campo dell’urbanistica, con progetti anche internazionali, come il concorso per la sistemazione urbanistica e architettonica della città di Bratislava, vinto nel 1941 insieme al fratello Ernesto, e l’insegnamento universitario della materia. Completa la sua formazione con la vicinanza d’esponenti di spicco del Movimento Italiano di Architettura Razionale (MIAR).

 

La sua attività didattica è caratterizzata da una grande vicinanza di rapporti con gli studenti, a testimonianza è possibile ricordare che nel periodo delle contestazioni studentesche del ‘68, tra le scritte sui muri di insulti e minacce contro i professori apparve una frase divenuta storia “La Padula Aiutaci tu”. L’attività professionale di La Padula ha spaziato in diversi settori dedicandosi con eguale impegno sia al design che all’urbanistica, ma anche all’attività di progettazione e direzione lavori nell’edilizia residenziale, pubblica e privata, terziaria, scolastica, ospedaliera, alberghiera, commerciale, religiosa ed industriale per poi concentrarsi in quella per uffici.

 

Tra le sue opere si ricordano le palazzine residenziali, lo stabilimento Balneare Kursaal, famoso per gli innovativi aspetti formali compositivi e tecnologici. Da ricordare anche le sedi del Ministero della Sanità e dell’IMI all’EUR, in cui approfondisce il tema del blocco edilizio ad uffici evolvendo verso l’applicazione dell’industrializzazione, tipica del momento romano degli anni ’60-’70. Nel 1992, undici anni dopo la sua scomparsa, la Sovrintendenza archivistica del Lazio dichiara di notevole interesse storico l’Archivio La Padula, tutt’oggi custodito nel suo studio in via dell’Oca 27.

Attilio Lapadula, trampolino dello stabilimento balneare Kursaal di Ostia (1950)